Ieri stavo guardando youtube, quando ho notato un ticchettio venire dalla mia finestra.

All’inizio pensavo a qualche gocciolone di pioggia portato dal vento, ma il ticchettio continuava. E non era solo un ticchettio, ma anche un fruscio, un trascinio, più lo ascoltavo più mi sembrava qualcosa di vivo.

Ho guardato verso la finestra e mi è sembrato venisse da fuori, da quanto era debole. Poi ho alzato la testa: una cavalletta era rimasta incastrata tra la finestra chiusa e lo stipite, uno dei suoi piedini era bloccato, gli altri cinque picchiettavano sul legno cercando di liberarlo.

Una volta, da bambino, i miei genitori mi avevano portato in un vasto prato di montagna, l’erba mi arrivava al ginocchio e grilli e cavallette saltavano da tutte le parti. Io e gli altri bambini li catturavamo nel palmo delle mani, li portavamo un po’ in giro e poi li lasciavamo andare.   

Quella incastrata nella finestra non era una di quelle. Era grossa come uno scampo, in qualche cultura subequatoriale sarebbe stata impanata e fritta. I suoi occhi erano grossi e lucidi come quelli di un personaggio di un cartone giapponese. Se l’avessi liberata, avrebbe iniziato a volare per la stanza, e ogni volta che fosse atterrata avrebbe fatto sulla parete lo stesso suono di un caco maturo lasciato cadere sul pavimento.

Ho esaminato la libreria, in cerca del libro più grosso. Ovviamente sono arrivato velocemente alla mensola dei libri russi. Delitto e Castigo ha una bella copertina, e non volevo rovinarlo. Majakovskij è il mio poeta preferito, quindi no. Platonov. Chi cavolo è Platonov? Il libro è bello spessino, saranno almeno 600 pagine, la copertina è rigida. Dovrebbe andare.

Ho colpito la cavalletta almeno 6 volte prima che smettesse di muoversi. Sono andato in bagno a prendere mezzo chilo di carta igienica, ho fatto  in fretta perché sul mio stipite ora c’era un tale casino che se non tornavo subito avevano già contornato il cadavere con il gesso bianco.

Mentre ripulisco il certo non brillantissimo cervello di cavalletta dal legno, mi domando chi è Platonov, e come è finito sulla mia mensola.

Un minuto dopo l’Enciclopedia mi diceva che Platonov era uno scrittore sovietico che aveva scritto un libro bellissimo su un Don Chisciotte socialista che andava in giro per la campagna russa cercando il vero comunismo. Stalin aveva pensato che il libro non fosse abbastanza comunista, il che ne aveva ritardato la pubblicazione fino agli anni 70. Mi sono intristito.

Quel poveretto voleva solo scrivere, non si meritava di nascere in mezzo a un regime totalitario, né di vedere il suo libro pubblicato con tanta fatica usato per uccidere cavallettoni.

Potevo usare il Dizionario del Western all’italiana. Quell’affare avrà 1200 pagine minimo, tutte di descrizioni di film tipo Trinità e Sartana figli di… Dio. O Lo chiamavano Tresette, giocava sempre col morto.

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