Con che parole parlare… oh, al diavolo il Bajkal.

Ero perduto. Stavo già esaminando i fossi attorno alla rotonda per vedere se mi ci potessi rincantucciare per la notte. Non potevo chiamare Mick, Mick non poteva chiamare me. Chissà dove diavolo erano finiti, e tuttora ignoro come non abbiano fatto a trovare la villa. Stavo guardando i cartelli stradali, deciso a camminare due chilometri fino al più vicino centro abitato, quando il telefono mi squillò di nuovo.

“Mick?” chiesi subito.

“Oh ciao, qui il tuo amico si è perso, mi dici dove sei?” mi rispose la voce di una quattordicenne Italiana. Esultai, Mick aveva usato i suoi anni di esperienza da viaggiatore per chiedere aiuto a un passante. Ignoro come ne avesse trovato uno alle undici di sera in mezzo alla totale mancanza di intrigo della campagna Rovigotta, o ovunque ci trovassimo in quel momento.

“Sono vicino alla rotonda, vicino a Villa Veneta.” che non era il nome della villa, chi se lo ricorda.  

“Dove?”

“Rotonda, Villa Veneta!”

“Ma dove sei? Noi siamo a Paese Generico” che non era il nome del… vabbè avete capito. Guardai i cartelli stradali vicino a me: di Paese Generico non ce n’era un accenno. I casi erano due: o Mick e Pasha erano finiti da tutt’altra parte del mondo, oppure le conoscenze geografiche di quella ragazza erano perfino peggiori delle mie.

“Vabbè, ora vediamo.” Disse lei, e riattaccò prima che io avessi tempo di risponderle.

Rimasi di nuovo da solo a contemplare l’eventuale accoglienza del fosso.

Intanto pensavo, avevo quasi trent’anni, un lavoro che chiamarlo precario era un complimento e cosa volevo fare? Partire per la russia per 4 mesi. Mettere di nuovo radici, e poi toglierle di nuovo. Quello che era stata la mia vita fino a quel momento, decine di città, centinaia di volti. Mi sarebbe rimasto qualcosa, alla fine?

Una macchina comparve all’orizzonte. Si fermò a una decina di metri da me. Una portiera si aprì, e Mick ne scese con il suo sorriso serafico. La portiera si richiuse, e la macchina ripartì scomparendo nella nebbia.

In seguito avrei saputo che la ragazzina aveva chiamato sua mamma, che era giunta in macchina e aveva fortunatamente capito dove si trovava Villa Veneta e la rotonda. Al che, aveva invitato Mick a salire sulla macchina, ignorando che Mick non era lì a piedi, ma con Pasha che lo aspettava nella sua, di macchina. Al che Mick aveva detto qualcosa come okay, let me call my friend, parlando di Pasha, al che la signora che non parlava una parola di inglese aveva detto “Sì sì, ti portiamo dal tuo friend, don’t ti preoccupare!” e lo aveva caricato a forza in macchina, portandolo da me. Quindi ora eravamo in due, alla rotonda, dispersi in mezzo alla campagna veneta.

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